Rae Martini (Milano, 1976) è uno degli artisti più noti nella scena underground milanese e non solo.
Tra gli anni Novanta e Duemila è stato protagonista di quelli che lui stesso definisce “interventi non autorizzati nello spazio pubblico urbano”. Dopo gli studi in ingegneria aeronautica, applica la forma mentis matematica allo studio e allo sviluppo di strutture e stili di scrittura/lettering (style writing), diventando uno tra i writers più famosi in Italia e riconosciuto a livello internazionale come uno dei maggiori esponenti europei. Il graffito trae le sue origini sin dalla preistoria e risponde alla necessità primordiale di scarabocchiare e di lasciare una traccia distinguibile. Nella sua forma moderna nasce nella New York degli anni Settanta, dove i membri delle prime crew “marcavano” il territorio con simboli di appartenenza territoriale. All’inizio degli anni Ottanta trova particolare diffusione anche sui treni e nelle metropolitane, mezzi ritenuti più idonei per una diffusione immediata, espandendosi ben presto anche in Europa come forma artistica. Una ripetizione quasi ossessiva, o potremmo definirla una mania di stile, in cui viene riposta particolare attenzione all’unicità del proprio tag o della propria firma. I graffiti, a un primo sguardo appaiono spesso un insieme confuso e disordinato di segni e colori, che ne impediscono una lettura immediata. In questo senso si può configurare come antesignano della street art, più leggibile da un punto di vista formale e più comprensibile per contenuti, dopo che il pubblico si era confrontato con una forma di scrittura criptata. Il writing è una forma d’arte vera e propria, non è solo ribellione: non conta solamente il gesto e l’azione, ma lo studio di forme e colori applicati all’alfabeto latino. Non tutti i graffiti sono destinati a durare nel tempo, proprio per la loro caratteristica di velocità e illegalità. Rae Martini si trova così ad ampliare il campo di questa ricerca, non intervenendo più sulle superfici urbane, ma ricreando la sedimentazione del tempo sulle stesse.
REA MARTINI/ Modulare 012
Sono due gli elementi fondamentali nella pratica pittorica che contraddistinguono le opere dell’ultimo periodo (i “Modulari” e i “Sistemi di interazione”): il linguaggio e il tempo. “Sono partito dallo studio tecnico, artistico ed evolutivo della scrittura, elaborando soluzioni complesse nella rappresentazione di grafemi non convenzionali dipinti sul tessuto urbano della mia città. Il graduale passaggio dal treno alla tela ha dato inizio a un nuovo tipo di ricerca che andava oltre quella fatta sull’alfabeto”. Rae Martini seleziona libri antichi, preferibilmente del Settecento, li brucia, li sovrappone e li dispone come se fossero uno storyboard, come una sequenza temporale. L’attenzione non è il contenuto dei volumi antichi, ma la carta che è portatrice di un carico storico, di vissuto e di conoscenza attraverso la materia. Fino al Settecento, infatti, la carta veniva realizzata dagli scarti degli indumenti: un passaggio e una trasformazione da vestito a carta a opera d’arte, che configura una continuità di un supporto mutevole che rimane però identico nella sostanza. “Partendo dalla lettera, poi indietro alla struttura, poi indietro alla parola, fino al segno, alla superficie (urbana), al segno del tempo, al tempo stesso e al suo scorrere. Ho approfondito ognuno di questi elementi in uno o più periodi. Ho dipinto le strutture alfabetiche fuse con le superfici materiche nella serie Exploding Structures e le lettere nella serie Tortured papers, le superfici urbane nei Ghetto Landscapes, le parole nei Burners fino agli attuali Modulari in cui domina il concetto della successione temporale e la sua manifestazione” La materia è segno della sopravvivenza all’usura del tempo, su cui l’artista interviene con operazioni di pittura, incollaggio, combustione: “la carta di cui sono fatti reagisce al fuoco con grande dignità, resiste, quasi come si difendesse… Il calore liquefa l’inchiostro stampato sulle pagine che in alcuni punti si trasferisce sulla tela come se quel testo volesse sopravvivere in una nuova forma, timbrandosi a nuova vita in maniera spontanea, come una memoria che si rifiuta di scomparire”. La successione dei moduli diventa un racconto scampato alla dimenticanza, fotogrammi in sequenza che raccontano lo scorrere del tempo attraverso la materia. “I moduli si susseguono regolarmente, da spaziali mutano a temporali scorrendo come i secondi nei minuti, i giorni negli anni, le decadi nei secoli. Scrivo lo scorrere del tempo, ritraendolo.
REA MARTINI/ Sistema 05
Moduli hanno tutti la stessa dimensione (o durata) e la stessa “matrice”, ma nessuno è uguale ad un altro”. Il passaggio successivo e ulteriore lo si riconosce nei “Sistemi di interazione”, dove Rae crea trame e intrecci. Tutto è connesso e dipendente, la realtà è fatta da un tessuto di relazioni e da una fitta rete di interazioni. Le carte diventano così non solo sequenza, ma trama di eventi che si sovrappongono. Come nei “Modulari”, in cui è possibile leggere una sorta di alfabeto che disegna un racconto astratto. Anche nei “Sistemi di interazione” è presente un linguaggio, che assume però i contorni di un codice binario, l’alternarsi di bianco e nero (zero/uno, vero/falso) come scrittura basata su due valori che contraddistingue il moderno linguaggio informatico e che trae la sua origine nella logica booleana. Vi è sempre la carta antica, bruciata e sezionata con precisione, intrecciata in complesse reti che diventano metafora di un sistema relazionale umano, che rappresenta lo scorrere del tempo e la concatenazione dei fatti. Rae Martini, che trova nelle teorie scientifiche della fisica quantistica una formula di lettura della contemporaneità, ha esposto al Museum Recoleta di Buenos Aires (Argentina), al Mambo Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Bologna, al Mac Contemporary Art Museum di San Paolo (Brasile), al Pac Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, oltre che alla 54a Biennale di Venezia e in diverse occasioni tra Art Basel e Art Basel Miami.
REA MARTINI/ Esposizione