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ARTURO ARTOM – L’ARTE DI UNIRE I PUNTI

Un viaggio di trasformazione e ispirazione: Arturo Artom racconta la sua dedizione all’arte e il lancio di The Dot

Arturo Artom con il suo carisma e la sua pacata ma travolgente passione per le connessioni è la figura cardine di The Dot, il nuovo speciale di The Artbook dedicato al mecenatismo artistico. Pioniere delle telecomunicazioni in Italia – ha fondato la prima azienda di telefonia a 25 anni, ricoprendo ruoli chiave in Omnitel, Infostrada, Viasat e Netsystem – si appassiona all’arte solo in tempi più recenti. Una storia d’amore con l’arte iniziata quasi per caso: «Come tutte le cose belle e migliori della vita, per coincidenza.» Si trovava a Londra, al Chiltern Firehouse, quando incontrò Marc Spiegler, ex direttore globale di Art Basel. Da questo incontro fortuito nacque una profonda amicizia e una nuova passione per l’arte contemporanea. Dopo aver contribuito a cambiare il volto delle telecomunicazioni, Artom ha vissuto un vero e proprio risveglio artistico durante una visita ad Art Basel circa dieci anni fa. «Sono rimasto folgorato, colpito sulla via di Damasco» racconta, descrivendo come l’energia e la creatività dell’evento lo abbiano trasformato. «Ho compreso la forza sia delle opere che delle persone dell’arte; dopo tre giorni di Art Basel sono tornato pieno di idee, con molte più connessioni di quante ne avrei avute se non fossi andato a vedere queste opere d’arte e parlare con quelle persone». Da quel momento, l’arte è diventata una parte fondamentale della sua vita, tanto che iniziò a invitare ai suoi famosi Cenacoli, giunti ormai a oltre 400 edizioni, non solo artisti, ma anche curatori e collezionisti d’arte. La sua visione dell’arte è inclusiva e democratica. Per Artom, l’arte contemporanea è accessibile a tutti, nonostante le convenzioni e le regole del mercato. «Io trovo che sia la cosa più democratica che esista» afferma, sottolineando come le fiere d’arte permettano a chiunque, con un biglietto da pochi euro, di immergersi in un mondo di creatività e ispirazione. Artom è affascinato da artisti come Richard Prince, Marinella Senatore e Lucian Freud.

ARTURO ARTOM | PH  by  Fotografando, Mauro Martignoni

ARTURO ARTOM | PH  by  Fotografando, Mauro Martignoni

È anche molto legato a Marco Nereo Rotelli e Marco Lodola, ma il suo approccio da collezionista è guidato dall’emozione piuttosto che dalle regole del mercato. «Prendo quello che mi colpisce, senza nessuna regola» dice. Questo spirito libero è anche al centro della sua collaborazione con Teelent Art per la realizzazione di questo nuovo speciale. «The Dot è proprio un unire i punti» spiega, indicando come il suo ruolo sia quello di connettere mondi diversi e stimolare nuove idee. Oggi, la sua filosofia di vita e di lavoro è profondamente influenzata dall’arte. «Io creo la sera» racconta, descrivendo come organizza i suoi cenacoli culturali, incontri serali che mettono insieme artisti, imprenditori, scienziati e musicisti in un’esplosione di creatività e contaminazione culturale. Questa metodologia unica riflette il suo credo che l’arte e la cultura siano essenziali per l’innovazione e il cambiamento. Artom vede l’arte come una forza dirompente, capace di rompere le vecchie regole e creare nuovi paradigmi. «Se vuoi creare qualcosa di nuovo devi un po’ rompere con le vecchie regole del passato» afferma, paragonando questa necessità di innovazione all’evoluzione storica dell’arte e dell’educazione. Questo pensiero lo rende un grande sostenitore del reverse mentoring, un approccio in cui i giovani nativi del cambiamento tecnologico insegnano questa nuova realtà digitale ai più maturi, rompendo le convenzioni tradizionali e promuovendo una visione più dinamica e interconnessa del mondo. Nella sua visione, l’arte non è solo una questione di estetica, ma una componente vitale della società e dell’impresa. «Nessuno ricorderà mai un businessman, ma si ricorderanno degli artisti» dice, sottolineando come l’arte abbia il potere di trasmettere il senso storico di un paese e di lasciare un’eredità duratura. Questa consapevolezza è ciò che lo spinge a sostenere l’arte e gli artisti, vedendo in loro i veri innovatori e custodi della cultura. 

L’arte, per Artom, è anche una fonte di ispirazione e un mezzo per aprire la mente a nuove idee. Crede fermamente che le imprese abbiano bisogno di artisti per stimolare l’innovazione e affrontare i rapidi cambiamenti del mondo moderno. «Qual è il mezzo migliore per un’impresa di aprirsi al mondo se non aprirsi all’arte?» chiede retoricamente, evidenziando come l’interazione con gli artisti possa portare nuove prospettive e soluzioni inaspettate. Artom ha anche una visione chiara del successo, che va oltre il semplice raggiungimento di obiettivi materiali. Per lui, il successo è una conseguenza della passione e dell’apertura al mondo. «Meno cerchi le cose e più t’arrivano» riflette, suggerendo che la vera realizzazione arriva quando si segue il proprio cuore e si è aperti alle opportunità che la vita offre. Arturo Artom come firma di The Dot incarna una visione moderna e dinamica del mecenatismo artistico, in cui l’arte è un potente strumento di trasformazione personale e sociale. Con il lancio del nuovo speciale, Artom continua a unire i punti, connettendo persone e idee in un’esplosione di creatività e innovazione. «Io sono un uomo felice» conclude, «perché l’arte mi ha cambiato la vita e continua a cambiare il mondo. »

Articolo di Matteo Dall’Ava

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