insight by Beatrice Bortoluzzi
Alla Venaria Reale di Torino tornano i temi classici dell’artista Jo Endoro. Il tema sono le emozioni, gli stati d’animo considerati universali e che l’uomo vive costantemente durante la sua esistenza. Sono gli elementi portanti della poetica dello scultore, le mani e la maschera. Le mani invadono lo spazio, toccano il volto, danno ancora più senso alle emozioni.
Di Endoro, Sgarbi che ne è il curatore dice:
“L’artista sceglie nella sua ricerca di muoversi nell’ambito dell’esistente che è presente, e questa contemporaneità dell’arte è la sua natura. Tutto quello che nell’arte esiste è parte della nostra vita, un presente eterno e continuo, un presente storico. Ora il senso profondo dell’opera di Jo Endoro è questo riconoscimento. Lui in qualche modo riproduce frammenti che sono più frammentari di quelli che possiamo trovare negli scavi: c’è più integrità nei Bronzi di Riace e nelle sculture di San Casciano Bagni che nei frammenti che lui ci propone come tali.
Endoro ha il senso del proprio limite, credo che questa possa essere una strada per interpretare sul piano critico il percorso della sua opera”.
L’ALFABETO DELL’ANIMA di Jo Endoro
La società moderna desidera il controllo, il suo mito è l’efficienza, il suo Dio la funzionalità. In un mondo simile sterilizzato dall’algoritmo, diventa sempre più difficile stabilire quale sia il valore rimasto all’esistenza e in cosa l’uomo contemporaneo possa riconoscere la propria identità. La serie di sculture in bronzo di questa mostra, ciascuna dedicata a una delle sei emozioni primarie, è una riflessione sul significato dell’esperienza umana.
Alla supremazia della ragione si contrappone l’autenticità dell’impeto. Davanti all’entusiasmo per l’intelligenza artificiale, Endoro si immerge nell’incandescente magma dell’umano. Nulla sarà mai potente quanto un’emozione umana, che sboccia nel cuore all’improvviso, travolgendo e stravolgendo. A volte per sempre.
Nasce come scultore, ispirato dalle forme neoclassiche del Canova, reinterpretate attraverso l’uso di tecniche innovative. Le sue opere in marmo e in bronzo sono figlie di uno sguardo senza tempo, capace di spingersi oltre il rumore di un presente stremato dalla persistenza dell’apparire.
Negli ultimi anni, trascorsi in Repubblica Domenicana, si dedica anche alla pittura, raffigurando le più celebri sculture classiche e neoclassiche dell’arte europea su pannelli di legno riciclato proveniente dal cuore della foresta pluviale, attraverso l’uso di tecniche miste.
Il vecchio e il nuovo, il presente e il passato continuano ad incontrarsi anche nelle sue opere più recenti, dove una sensibilità raffinatamente pop deve fare i conti con la sfida posta dall’elemento classico, che costringe l’osservatore a fermarsi, e a riflettere sulle sue radici.
Alla Venaria Reale di Torino tornano i temi classici dell’artista Jo Endoro. Il tema sono le emozioni, gli stati d’animo considerati universali e che l’uomo vive costantemente durante la sua esistenza. Sono gli elementi portanti della poetica dello scultore, le mani e la maschera. Le mani invadono lo spazio, toccano il volto, danno ancora più senso alle emozioni.
Di Endoro, Sgarbi che ne è il curatore dice:
“L’artista sceglie nella sua ricerca di muoversi nell’ambito dell’esistente che è presente, e questa contemporaneità dell’arte è la sua natura. Tutto quello che nell’arte esiste è parte della nostra vita, un presente eterno e continuo, un presente storico. Ora il senso profondo dell’opera di Jo Endoro è questo riconoscimento. Lui in qualche modo riproduce frammenti che sono più frammentari di quelli che possiamo trovare negli scavi: c’è più integrità nei Bronzi di Riace e nelle sculture di San Casciano Bagni che nei frammenti che lui ci propone come tali.
Endoro ha il senso del proprio limite, credo che questa possa essere una strada per interpretare sul piano critico il percorso della sua opera”.
L’ALFABETO DELL’ANIMA di Jo Endoro
La società moderna desidera il controllo, il suo mito è l’efficienza, il suo Dio la funzionalità. In un mondo simile sterilizzato dall’algoritmo, diventa sempre più difficile stabilire quale sia il valore rimasto all’esistenza e in cosa l’uomo contemporaneo possa riconoscere la propria identità. La serie di sculture in bronzo di questa mostra, ciascuna dedicata a una delle sei emozioni primarie, è una riflessione sul significato dell’esperienza umana.
Alla supremazia della ragione si contrappone l’autenticità dell’impeto. Davanti all’entusiasmo per l’intelligenza artificiale, Endoro si immerge nell’incandescente magma dell’umano. Nulla sarà mai potente quanto un’emozione umana, che sboccia nel cuore all’improvviso, travolgendo e stravolgendo. A volte per sempre.
Nasce come scultore, ispirato dalle forme neoclassiche del Canova, reinterpretate attraverso l’uso di tecniche innovative. Le sue opere in marmo e in bronzo sono figlie di uno sguardo senza tempo, capace di spingersi oltre il rumore di un presente stremato dalla persistenza dell’apparire.
Negli ultimi anni, trascorsi in Repubblica Domenicana, si dedica anche alla pittura, raffigurando le più celebri sculture classiche e neoclassiche dell’arte europea su pannelli di legno riciclato proveniente dal cuore della foresta pluviale, attraverso l’uso di tecniche miste.
Il vecchio e il nuovo, il presente e il passato continuano ad incontrarsi anche nelle sue opere più recenti, dove una sensibilità raffinatamente pop deve fare i conti con la sfida posta dall’elemento classico, che costringe l’osservatore a fermarsi, e a riflettere sulle sue radici.