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CORY ARCANGEL – PROVOCARE è un gioco

"La funzione dell'arte è disturbare. La scienza rassicura." — Georges Braque

CORY ARCANGEL / Totally fucked, 2003, videogame modificato

Spoiler per gli accademici dell’arte: questo articolo racconta una visione dell’arte bizzarra e provocatoria, lontana dagli ambienti di chi si prende troppo sul serio. Per una migliore fruizione si consiglia al lettore di recuperare uno sguardo aperto e curioso, quasi infantile. Siamo dunque pronti per entrare nell’eccentrico mondo di Cory Arcangel. L’artista americano, attualmente residente in Norvegia, si definisce anche compositore, curatore, scrittore, insegnante e aspirante youtuber, ma come vedremo, non esagera affatto. Il suo sguardo sul mondo è poliedrico e spesso sorprendente. Raccontare la sua figura ci offre l’opportunità di esplorare un punto di vista sull’arte digitale che meriterebbe più spazio nel panorama artistico e nel mercato dell’arte. Per comprendere la creatività di Arcangel non c’è modo migliore che partire da alcuni suoi progetti. Basta uno sguardo al suo sito, coryarcangel.com, per capire quanto ami muoversi fuori dagli schemi. Nella sezione “Things I made” (cose che ho fatto), spicca un titolo molto evocativo per chi ha avuto dieci anni negli anni ’80: Space Invader. No, non è un errore tipografico, la S è soltanto una, poiché l’alieno è solo uno: il celebre videogioco è stato modificato in modo che resti solo un alieno, anziché l’intera ondata invasiva. A completare l’opera, una cartuccia vintage per console Atari, dove la “S” di Invaders è stata cancellata a mano. Il gioco, hackerato dall’artista e dalla sua crew, è scaricabile dal sito e accompagnato da un video che mostra l’esperienza di gioco… talmente insensato da essere strabiliante. A questo punto molti stanno già chiedendosi: “Può veramente qualcosa del genere essere considerato arte?” Beh, rilassatevi, l’arte ha una sola definizione verosimile ed universale, e purtroppo è contestuale oltre che tautologica, l’arte è ciò che viene definito arte, e a definirla tale è la storia. 

Detto questo, non resta che attendere cosa avrà deciso… la storia. Del resto, pensate all’impatto che ebbe La Nona Ora di Cattelan, che raffigura Papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite, giusto per fare un esempio tra i tanti che nella storia hanno creato shock nel mondo dell’arte, da Duchamp a Hirst, da Ai WeiWei a Marina Abramović. Tecniche e contenuti cambiano, ma da sempre l’arte provoca, perché scuotere le coscienze è nella sua natura. Lo fa per attirare l’attenzione, per divertire, per coinvolgere. Proseguendo nel viaggio tra le opere di Arcangel, il suo sito si presenta come un archivio tecnologico vintage, una sorta di archeologia di internet che riporta chi ha vissuto l’epoca dei primi browser, come Mosaic o Netscape, a un passato familiare. In effetti, la storia della tecnologia si intreccia sempre più con la nostra memoria personale. Un vecchio motore di ricerca o una schermata di Windows possono risvegliare ricordi e sensazioni, un po’ come ce lo aveva raccontato Marcel Proust con la sua madeleine ne Alla ricerca del tempo perduto. Tra i titoli delle opere emerge Insectiside (1991), legato a una performance musicale realizzata con sua sorella, con tanto di chitarra noise e bambole impiccate e maltrattate. Qui la vita stessa dell’artista si fonde con l’opera, segno peraltro che la famiglia Arcangel è sempre stata fuori dagli schemi. Poi c’è I Shot Andy Warhol, titolo provocatorio che introduce un’altra cartuccia Nintendo modificata. Qui il vecchio gioco Hogan’s Alley è stato trasformato in modo che il giocatore debba sparare ad Andy Warhol (al posto dei gangster cattivi) evitando di colpire il Papa (che sostituisce gli innocenti). Anche in questo caso, l’opera comprende una cartuccia vandalizzata e una lista di mostre prestigiose in cui è stata esposta, tra cui spicca vistosamente quella presso il Solomon R. Guggenheim Museum di New York. E ancora una volta ci si chiede: “È davvero arte?”
La risposta, evidentemente, è sì. 

CORY ARCANGEL / Data Diaries, 2003, memorie di computer reinterpretate

CORY ARCANGEL /  I Shot Andy Warhol 2002, videogame modificato.

Arcangel ha poi messo mano anche a Super Mario Bros, trasformandolo in Totally Fucked (Completamente messo male), dove Mario resta immobile su un cubo, spaesato, quasi bloccato nel tempo. Un’immagine divertente, stimolante e nostalgica, capace di risvegliare in chi la osserva un ricordo d’infanzia. Il progetto Data Diaries raccoglie invece “ricordi del computer”: immagini e video estratti dalla memoria RAM del suo vecchio computer. Il risultato è un caos visivo che, con il tipico richiamo alla fenomenologia delle anime nerd, richiama gran parte delle opere dell’artista. Non manca nemmeno un emulatore di un vecchio sistema Macintosh, una chicca commovente per gli appassionati di tecnologia vintage. Come ritratto autobiografico dell’artista e testimonianza del processo creativo, Data Diaries evoca la soggettività dell’utente del computer. Rendendo illeggibili i dati dell’artista, permette al computer di rimanere un mondo privato, ma al tempo stesso inseparabile dalla logica tecnica della macchina. Fondendo l’aspetto meccanico con quello culturale e personale, Data Diaries si fa portavoce delle preoccupazioni di una generazione di artisti che hanno utilizzato il computer personale come strumento creativo sin dall’infanzia. Un’opera particolarmente significativa è Let’s Play Majerus G3, omaggio a Michael Majerus. 

Per questo progetto Arcangel ha recuperato l’hard disk del vecchio portatile dell’artista lussemburghese, morto tragicamente in un incidente aereo, ricostruendo la struttura del computer e trasformandola in un’opera d’arte. I video del progetto, disponibili su YouTube, raccontano non solo il percorso creativo di Majerus, ma anche il legame profondo tra tecnologia, memoria e identità artistica. Ancora una volta, la vita digitale diventa racconto intimo ed esistenziale, specchio del nostro tempo e del nostro modo di costruire relazioni, opere d’arte e ricordi. Con ironia e originalità, Cory Arcangel ci mette di fronte ai paradossi del presente e ci ricorda che persino una realtà intangibile come quella dei pixel può suscitare nostalgia e commozione. C’è stato un tempo in cui la parola Commodore evocava l’infanzia e l’aggregazione tra bambini. Oggi, quell’universo digitale ha generato una generazione che sviluppa intelligenze artificiali in grado di curare malattie o tagliare l’erba del giardino. Chi vivrà vedrà… per aspera ad astra.

Articolo di Claudio Francesconi

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