Un luogo magico abitato da chi è in grado di trasformare tutto in suono: abbiamo incontrato Davide Boosta Dileo per farci raccontare come il suono sia diventato il suo strumento per fare arte
Siamo a Torino, in pieno centro nel Quadrilatero romano, un quartiere di piccoli vicoli che si incrociano tra di loro dove esistono ancora le antiche botteghe con le mani sapienti dei loro artigiani, sempre più sparuti e le trattorie tradizionali piemontesi. Qui sorge il Santuario della Consolata, opera architettonica antichissima nel tempo affidata all’abilità di artisti come Guarino Guarini. L’altare maggiore è, invece, di epoca più recente frutto dell’ampliamento voluto da Filippo Juvarra. A lui sono legate tantissime leggende e altrettanti ex voto. Proprio di fronte all’entrata del Santuario si può gustare la storica bevanda torinese, il Bicerin, famosa nel mondo e nata proprio in questo quartiere che ne custodisce segretamente gli ingredienti tramandati di generazione in generazione. In questo contesto magico, antico, che trasuda storia, tradizione e leggenda, si trova Sonogramma lo spazio fisico fuori dal tempo che Davide Boosta Dileo ha scelto di aprire: il suo studio-ufficio, la sua camera sonora, nella quale noi silenziosamente entriamo, in ascolto.
“È la pancia in cui mostro la parte di me che sul palco è più difficile da mostrare. Avevo bisogno di un luogo fisico in cui fare entrare le persone; raccontare la mia visione di quello che faccio” racconta Davide nel sottolineare il suo essere contrario alle definizioni. “Mi affatica molto l’obbligo di definire qualunque cosa e metterla nella scatola corretta. Certo, è molto più semplice per il racconto, ma è molto più complicato nella realtà in cui il percorso che si compie non è mai assolutamente orizzontale; per unire il punto A al punto B si compiono viaggi meravigliosi. Fare arte significa proprio questo: prendere tutti gli stimoli che hai, metabolizzarli, mescolarli insieme alla tua attitudine, alla tua sensibilità, alla tua esperienza, al momento che stai vivendo.” Questo spazio è la fotografia degli ultimi mesi in cui c’è tutto quello a cui Davide ha pensato, quello che ha realizzato, sognato ed ascoltato. Probabilmente tra quattro o sei mesi o quando leggerete questo articolo diventerà qualcos’altro. “L’ho chiamato Sonogramma perché spiega la sonificazione degli spazi. La sonificazione è un concetto che mi affascina moltissimo. Credo che il suono sia stata la primissima forma d’arte, prima ancora dei graffiti. Esiste una leggenda a cavallo tra l’antropologia e la storia dell’antichità in cui si racconta che i nostri antenati appena hanno scoperto che potevano utilizzare le mani per costruire degli utensili, la forma più primitiva di tecnologia, hanno creato due oggetti: le armi e gli strumenti musicali. Gli strumenti musicali sono sempre serviti per comunicare e il loro suono ha contribuito a creare la civiltà.”
Caro lettore, sei arrivato al momento dell’articolo in cui puoi metterti comodo e guardare la video-intervista integrale che gli abbiamo dedicato qua sotto!
DAVIDE BOOSTA DILEO /
Intervista a cura di Beatrice Bortoluzzi | Matteo Dall’Ava
Beatrice Bortoluzzi | Matteo Dall’Ava