Abbiamo incontrato Claudio Francesconi, informatico, gallerista a Pietrasanta e capo dipartimento NFT digital art della Casa d’Aste Pandolfini per fare il punto della situazione su NFT e digital art. Ne scoprirete delle belle
A Pietrasanta, nel versiliese, tra gli studi di importanti artisti scultori, laboratori di copisti e di fonderie, ha sede una galleria molto particolare. Si chiama Futura Art Gallery e da anni insieme al suo responsabile Claudio Francesconi investiga i percorsi d’intersezione tra arte e criptovaluta. Un ambito di ricerca in cui non possono mancare certo gli NFT, i Non Fungible Token: gettoni non copiabili detto altrimenti certificati digitali di unicità nell’arte in quanto rappresentano diritti su beni (asset) anche non finanziari e pertanto non fungibili. Gli NFT sono ideali per il trasferimento e la conservazione del valore tipico di un’opera d’arte.
In Italia, Claudio è uno dei massimi esperti della materia tanto da essere stato nominato Capo Dipartimento NFT della Casa d’aste Pandolfini e spesso viene chiamato in audizione nelle commissioni arte della Camera in merito proprio agli NFT, alla criptoarte e all’arte digitale.
Il primo concetto alla base di tutta la nostra intervista con Claudio Francesconi è la semplificazione. Eh, sì perché il codice binario degli 1 degli 0 ha semplificato il mondo delle aste. «Prima l’asta era per una nicchia di persone: dovevi recarti in loco, avere il catalogo, andare a vedere le opere esposte, fare bidding (le offerte, forse la parte più divertente) e aggiudicarselo. Oggi invece tutto è online, ricevi a casa il pdf, scegli le opere che ti piacciono. Questo sistema ha aperto l’accesso a molti più collezionisti perché in genere è più economico comprare in asta rispetto alla galleria.»
Così oltre al collezionista appassionato, a quello con aspirazioni artistiche, all’investitore, al mono-artista e a un’infinità di altre categorie sta prendendo forma il giovane collezionista digitale che si è avvicinato a questo mondo proprio grazie alle aste online, alla bolla degli NFT e alle criptovalute. Ma c’è da fare subito un distinguo. Il collezionista NFT di un anno fa proveniva appunto dal mondo delle criptovalute: da investitore di cripto passa agli NFT, prima come asset finanziari, poi come oggetti digitali collezionabili, anche chiamati digital collectibles «cioè opere con una componente artistica digitale rappresentate sotto forma di NFT, ma anche di immagini, gif, file audio, video, foto profilo (PFPs); in realtà è una barzelletta perché si tratta di pupazzetti.»
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Nel frattempo, negli ultimi 6 mesi, cambia tutto. Il mondo NFT e la criptoarte di un anno e mezzo fa sono quasi scomparsi, sono stati disintegrati. La bolla è scoppiata e nel boato si è portata via tutto il marasma di collezionismo casuale, non artistico, di persone che erano lì per fare speculazione grezza e veloce. E cosa è rimasto? Poche radici buone che hanno permesso di far germogliare una community credibile di cripto arte con una qualità artistica prima decente, poi di valore e al contempo si è costruito parallelamente un mondo di collezionismo proprio di questo tipo di opere/asset. Del resto, come dice Francesconi, il collezionismo NFT è la forma più pura di possesso, perché possiedi l'idea dell'opera, la cosa più importante.
L’NFT è lo strumento che meglio rappresenta il valore primitivo della creazione. In più, si è svincolati dal problema della conservazione. In questo nuovo mondo della criptoarte sono entrati da una parte alcuni grandi artisti dell’offline come Marina Abramović. In quanto artista ha pubblicato i propri drop su Tezos, una blockchain nata con l’intento di supportare la creatività e la green economy.
Una piattaforma non speculativa e orientata al futuro che mette a disposizione degli artisti utili strumenti di sviluppo a basso costo. Difatti, depositare il proprio NFT su Tezos è molto più economico rispetto ad altre blockchain e questo ha permesso anche ad artisti che partivano da zero di avere una propria visibilità, un po’ come succedeva prima con le esposizioni nei club, nel centro sociale o nel bar dell'amico. E tutto ciò è ottimo per l’artista, cioè per colui che tipicamente ha la genuinità dell’emergenza espressiva.
Grazie alla credibilità di Tezos, anche i giovani artisti digitali hanno l’opportunità di raggiungere una visibilità organica, adeguata al proprio talento, ma soprattutto che è decentralizzata. Ed è proprio questo il punto focale della grande rivoluzione che ha colpito la criptoarte. La decentralizzazione che favorendo la disintermediazione dai grandi gruppi permette al giovane artista che ha qualcosa da dire di poterlo fare quando e come vuole perché c’è qualcuno della community interessato a collezionarlo.
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Ed è la community la controparte che ha saputo cogliere la nuova credibilità della criptoarte. Così all’artista non resta che svincolarsi da party e vernissage per concentrarsi sul creare, sulla propria creatività, su quello che ha da dire e come vuole dirlo. Da una parte potrà trovare gallerie come Futura di Claudio Francesconi disposte ad aiutarlo per permettergli di raggiungere meglio e prima la posizione che merita, dall’altra potrà farlo in totale indipendenza sapendo di avere il controllo sul destino dei propri contenuti e di poterli monetizzare direttamente nel proprio wallet. Alla base di tutto ciò c’è il grande lavoro di strutture come la Casa d’Aste Pandolfini con l’obiettivo di aprire l’accesso di questo mondo alle masse. Il primo passo è stato l’onboarding cioè la possibilità di acquistare un NFT in moneta corrente, quella che viene comunemente chiamata fiat, senza dover necessariamente passare dalle criptovalute. Si tratta della demolizione di una barriera molto importante. Anche su Tezos l’acquisto può venire direttamente con carta di credito e viene fatta la conversione automatica. Una democratizzazione che tenderà ad allontanare sempre di più i movimenti speculativi.
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