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Musei privati e collezionismo – conversazione con Monica Heslington di Goldman Sachs

Monica Heslington di Goldman Sachs svela il ruolo strategico dei musei privati: filantropia, collezionismo e sostenibilità si intrecciano in un fenomeno culturale in evoluzione.

Quando Monica Heslington parla di arte, il suo entusiasmo è contagioso. Alla guida dell’Art and Collectibles Strategy Practice di Goldman Sachs Private Wealth Management, Heslington è una figura chiave per comprendere il ruolo crescente dei musei privati nel panorama culturale globale. «Il tema dei musei privati emerge durante le conversazioni con i nostri clienti riguardo alla filantropia e alla pianificazione della successione» spiega. Il suo lavoro consiste nel guidare i collezionisti verso scelte informate e strategiche, con un occhio attento alla sostenibilità economica e all’impatto culturale.

Goldman Sachs Private Wealth Management, divisione della famosa Banca d’investimento americana, offre un approccio olistico per clienti che vantano un patrimonio ultra-high-networth (cioè denaro, investimenti, proprietà, e altri beni che possono essere facilmente convertiti in liquidità) a partire dai 10 milioni, ma mediamente è prossimo ai 50 milioni di dollari. «Sette anni fa, la banca ha ampliato la sua divisione Private Wealth Management con una soluzione dedicata all’arte e ai collezionabili» racconta Monica. Questo servizio non si limita agli investimenti tradizionali ma include tutti gli aspetti legati alla gestione di una collezione d’arte, dalla selezione delle opere alla pianificazione filantropica. «Molti dei nostri clienti hanno risorse per collezionare opere significative, ma necessitano di consulenti che li guidino in un mondo complesso dove le relazioni sono fondamentali».

MONICA HESLINGTON | Responsabile del Team Art&Collectibles strategy practice di Goldman Sachs Private Wealth Management 

CARSTEN HOLLER | Upside Down Mushroom Room Fondazione Prada

UN BOOM EUROPEO
Negli ultimi vent’anni, i musei privati sono proliferati, con 446 istituzioni attive a livello globale. L’Europa domina il settore, ospitando il 49,8% di queste strutture, con la Germania e l’Italia in prima linea. «In Europa, i collezionisti tendono a trasformare edifici storici in musei, mentre negli Stati Uniti e in Asia si preferiscono strutture costruite ex novo» osserva Heslington, sottolineando una peculiarità culturale europea che lega il passato al presente. L’Italia, con 30 musei privati, riflette questa tendenza. La Fondazione Prada è un esempio emblematico: non solo è una vetrina di arte contemporanea, ma è anche un punto di riferimento architettonico e culturale a livello internazionale. Nel suo racconto, Monica spiega come il progetto del museo privato non è solo l’espressione di mecenatismo, ma anche uno strumento per costruire una legacy familiare e un contributo significativo al territorio.

FILANTROPIA O STATUS?
Dietro ogni museo privato c’è un motivo che unisce passione e strategia.
«Alcuni collezionisti vedono il museo come un modo per restituire alla comunità, mentre altri vogliono creare un’eredità duratura per le future generazioni. Ogni progetto deve bilanciare elementi culturali, finanziari e personali». La gestione di un museo privato, tuttavia, comporta sfide significative. Secondo i dati riportati nel recente studio Beyond the Global Boom, i costi operativi annuali di un museo medio si aggirano attorno a 1,5 milioni di dollari. Monica sottolinea come Goldman Sachs supporti i clienti nella pianificazione: «Mettiamo in contatto i collezionisti con art advisor e specialisti per creare strutture sostenibili, evitando errori comuni». Dietro l’aspetto culturale, c’è un elemento di strategia personale. «Molti clienti vogliono raccontare una storia attraverso la loro collezione» dice Heslington. «Ogni pezzo rappresenta un capitolo, un aneddoto che riflette i loro valori o la loro visione del mondo. È un modo per coniugare passione personale e impatto pubblico».

LE COLLEZIONI: CUORE E ANIMA
Il valore di un museo privato risiede nelle sue collezioni, spesso uniche nel loro genere.
In Europa, la maggior parte dei musei si concentra sull’arte contemporanea, ma non mancano esempi di collezioni eclettiche. Monica racconta: «Un nostro cliente ha dedicato la propria collezione alla gioielleria indiana» creando a tutti gli effetti un dialogo tra arte e cultura che arricchisce il panorama internazionale. Questa diversità si riflette anche nei numeri: alcune collezioni contano meno di dieci opere, mentre altre superano le 18.000. Giusto per intenderci, in Germania, ad esempio, uno dei più grandi musei privati è il Würth che ospita annualmente tre o quattro mostre temporanee con opere provenienti proprio dalla vasta collezione dell’uomo d’affari Reinhold Würth. Tuttavia, la sfida è mantenere queste collezioni accessibili e rilevanti. «La trasparenza e una governance chiara sono fondamentali per garantire la sostenibilità di un museo privato» sottolinea Monica.

RISCHI E INSUCCESSI
Nonostante il potenziale, i musei privati non sono immuni da rischi. In Italia, il Museo Musja a Roma ha chiuso poco dopo la morte del suo fondatore, evidenziando come la longevità di queste istituzioni dipenda dalla solidità finanziaria e dalla visione strategica. La stessa Heslington evidenzia l’importanza di una pianificazione olistica per mitigare i rischi: «Il pericolo più grande è la disinformazione. Senza una guida esperta, i collezionisti rischiano di prendere decisioni non completamente informate». Tra le altre criticità, vi è il rischio che un museo non riesca a coinvolgere il pubblico. Secondo uno studio, il 15,8% dei musei privati chiusi ha affrontato un’insufficiente affluenza. «Una collezione deve essere in grado di raccontare una storia che risuoni con il pubblico» afferma Monica. «Questo, unito alla location e alla qualità delle esposizioni, può fare la differenza tra successo e fallimento».

MONICA HESLINGTON | Responsabile del Team Art&Collectibles strategy practice di Goldman Sachs Private Wealth Management

IL FUTURO DEI MUSEI PRIVATI
Nonostante alcune difficoltà, Heslington vede un futuro promettente per i musei privati in Europa. «Fintanto che ci saranno collezionisti appassionati con risorse adeguate, questi musei continueranno a rappresentare un pilastro del panorama culturale» osserva. L’ottimismo si basa su un trend che vede i musei privati evolversi da semplici vetrine per collezioni personali a istituzioni culturali con un impatto significativo. Un esempio emblematico è il ruolo educativo di molte di queste istituzioni. Alcuni musei privati offrono programmi per giovani artisti, residenze creative e collaborazioni con scuole. Queste iniziative non solo ampliano l’accesso all’arte, ma creano anche un ecosistema sostenibile per il futuro della cultura.

L’IMPATTO CULTURALE E SOCIALE
Il contributo dei musei privati non si limita all’arte, ma include un impatto sociale più ampio. «Si spera che possano ispirare nuove generazioni di artisti e collezionisti, valorizzando il ruolo dell’arte come elemento essenziale della società» conclude Heslington. Mentre il mondo affronta incertezze economiche e geopolitiche, i musei privati rappresentano una scommessa su ciò che l’arte può offrire: uno spazio per il dialogo, l’educazione e la riflessione. Il loro successo, però, dipenderà dalla capacità di coniugare visione artistica, sostenibilità finanziaria e connessione con il pubblico. In questo senso, Monica Heslington e il suo lavoro rappresentano un ponte tra due mondi, dimostrando che l’arte non è solo un investimento, ma un dono che continua a dare.

Articolo di Matteo Dall’Ava

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