BLOG

UN’ARTE AL CONFINE, TRA IDENTITà E RINASCITA – Quando la fotografia diventa educazione

In un mondo imbottito di immagini rapide, consumate e subito dimenticate, esiste un’arte che guarda oltre la superficie.

 È l’arte della fotografia di Valentina Tamborra, fotoreporter che ha fatto della sua macchina fotografica il potente mezzo di divulgazione per documentare e raccontare le storie nascoste del mondo. Lontana dal concetto di successo facile, usa l’obiettivo per dare voce a coloro che spesso rimangono, muti, nell’ombra, dimenticati o emarginati. Uno tra i suoi progetti più intensi sviluppati di recente che vogliamo fissare tra queste righe è il lavoro svolto per la società VIDENDUM, un’iniziativa rivolta ai minori con la misura della messa in prova ora ospitati dall’Associazione Jonathan onlus. Valentina diventa per loro insegnante di una tecnica e punto di riferimento per l’apprendimento di un nuovo modo di comunicare attraverso le immagini. Qui la fotografia non è solo metodo di rappresentazione o lezioni d’inquadratura, ma è una forma più ampia di educazione emotiva, un percorso che avvicina questi giovani a una nuova visione del mondo e di loro stessi. Ecco che l’arte della rappresentazione fotografica, porta in questi spazi una ulteriore possibilità di rinascita, aprendo a ciascuno la strada verso la scoperta di un potenziale finora ignorato.

In questo progetto, la fotografia istantanea diventa uno strumento di esplorazione e di crescita, capace di rivelare un’alternativa al quotidiano. Grazie a questo progetto i ragazzi iniziano a vedere con occhi nuovi, un futuro che non pensavano possibile, e ad assaporare la possibilità di guadagnarsi un futuro concreto.
“Il mio lavoro è un megafono,” spiega Valentina, “un mezzo per amplificare storie che vivono ai margini della nostra realtà.” Ed è proprio con questo megafono che lei riesce a risuonare nella vita di questi giovani, offrendo loro non solo una passione, ma la consapevolezza di poterla trasformare in qualcosa di reale, proprio come accade a quell’immagine che, piano piano e in modo lento ma liquido appare sulla carta e si rivela.

VALENTINA TAMBORRA/ Comunita Jhonatan

VALENTINA TAMBORRA / Vidas

Se il progetto svolto per Videndum in collaborazione con Jonathan Onlus è un lavoro che avvicina i giovani alla possibilità di un futuro diverso, all’interno del Festival culturale INCONTRO (giunto alla sua terza edizione) Con la nostra voce – Storie di libertà c’è il contatto del pubblico di Valentina con un altro tipo di invisibilità. Realizzato insieme ai fratelli e alle sorelle di nove pazienti pediatrici seguiti da VIDAS, questa iniziativa permette a giovani ragazzi e ragazze, troppe volte identificati solo come “il fratello di” o “la sorella di”, di riscoprire sé stessi riportandoli finalmente al centro della loro stessa storia.

In questo progetto, realizzato insieme a Anna Spiniella e Marta Scrignaro, educatrici di VIDAS, è stato chiesto ai ragazzi di raccontare e descrivere le proprie paure e il personale concetto di libertà per poi rappresentarle simbolicamente attraverso la creazione di maschere di cartone, fatte di materia e di colore. Ogni maschera è metafora di un racconto fatto di forme che rivelano, in modo semplice e profondo, ciò che le parole spesso non riescono a esprimere. Al termine del percorso, le maschere vengono tolte in un gesto liberatorio, un rituale simbolico per lasciarsi alle spalle il peso delle paure e guardare avanti. Ad accompagnare questo processo ci sono ovviamente immagini fotografiche e tracce audio registrate dai ragazzi stessi, in cui ognuno dà voce ai propri sentimenti e racconta la propria storia, finalmente da protagonista. Valentina Tamborra non si limita a raccontare il mondo: lo incontra, lo ascolta e lo restituisce a chi guarda attraverso le sue immagini e le sue parole. Ha collaborato con numerose ONG, tra cui AMREF, Medici Senza Frontiere, Albero della Vita, Emergenza Sorrisi, Vidas e Croce Rossa Italiana, offrendo a ciascuno di questi progetti una visione profonda e umana. Il suo lavoro è stato esposto in musei e gallerie di Milano, Roma, Venezia e Napoli, e pubblicato sui principali media nazionali. Tra riconoscimenti e traguardi, il suo cuore rimane ancorato alla verità dell’immagine e alla responsabilità di chi documenta le vite altrui. La sua macchina fotografica non si limita a catturare istanti: crea ponti, permettendo a chi è spesso invisibile di esprimersi, di gridare al mondo la propria storia.

Attraverso i progetti e le iniziative di cui abbiamo appena accennato, Valentina Tamborra ci ricorda che la fotografia è molto più di un’immagine: è una chiamata all’azione, un invito ad ascoltare storie che altrimenti rischieremmo di perdere per sempre. Grazie a lei, queste storie si manifestano con tutta la propria schiettezza, lasciando un segno indelebile senza mai incidere la dignità e l’umanità di chi viene raccontato. Riscopriamo il potere dell’arte visiva della fotografia come mezzo di riscatto, di esplorazione e di scoperta di sé. È un’arte che serve, che ci trasforma e ci fa riflettere, ricordandoci che, alla fine, ogni storia merita di essere ascoltata e ogni persona merita di essere vista. Parallelamente ai suoi progetti fotografici, Valentina Tamborra ha recentemente pubblicato Incontri al Confine, edito da Mar Dei Sargassi. Questo libro è molto più di una raccolta di fotografie: è un diario di viaggio in cui vengono raccontate alcune delle storie più intime e complesse che ha incontrato nel suo percorso da reporter. Storie di guerra, di memoria, di inadeguatezza e di amore. Ritratti di persone e di luoghi ai confini del mondo e delle esperienze umane, dove si incontrano dolore, speranza e resilienza. In Incontri al Confine, Valentina si sofferma sulle vite dei pescatori delle isole Svalbard, sui custodi della memoria dell’Olocausto e su chi abita tra le strade di Nairobi o tra i profughi di Moria, portando il lettore in una dimensione in cui i confini geografici e umani si sovrappongono. 

VALENTINA TAMBORRA / Emergenza Sorrisi

Sono testimonianze che parlano di una realtà in cui cambiano le latitudini e le condizioni, ma l’essenza umana resta sempre la stessa: fragile e contaminata, innocente e complessa. Con questo progetto, Valentina sceglie di raccontare non solo le fotografie che ha scattato, ma anche quelle che non ha scattato, svelando al lettore come, indagando l’altro, sia riuscita a esplorare anche sé stessa. Ogni presentazione di Incontri al Confine è per Valentina un momento di incontro e di scambio autentico con il pubblico. “Fare belle fotografie è qualcosa che molti possono fare,” spiega. “Per me, il vero lavoro è la condivisione.” E con queste parole, Valentina rende chiaro che per lei la fotografia è una missione, un mezzo per creare connessioni profonde e per portare alla luce la realtà umana che rappresenta. Soltanto completando questo percorso di scambio e condivisione, racconta, si sente davvero felice, perché sa di aver compiuto la sua missione fino in fondo.

Articolo di Cristina Calvia

GRAZIE !

Verrai contattato al più presto!

Puoi aiutarci ad aiutarli?

Compila il modulo & organizziamo un appuntamento!