Quando si accostano le parole "arte e computer", molti ancora oggi storcono il naso, ma in passato tale disagio era ancor più evidente.
Tuttavia, nel corso dei decenni, c’è chi ha sempre creduto che il funzionamento freddo e calcolato di un computer potesse essere unito in qualche modo alla fantasia e all’imprevedibilità della creazione artistica. In questo affascinante viaggio paradossale emerge la figura straordinaria di una donna: Vera Molnar. Nel corso degli anni, la Molnar ha incarnato una forza innovativa e creativa davvero straordinaria, anticipando i tempi e contribuendo in modo significativo a ciò che avrebbe rivoluzionato l’arte nel futuro. La sua storia personale e il suo apporto con l’arte digitale moderna costituiscono una testimonianza vivente di come l’intricata fusione tra tecnologia e creatività possa dar vita a un’espressione artistica unica e straordinaria. Nata a Budapest nel 1924, Vera Molnar ha visto la luce in un’epoca in cui l’arte tradizionale regnava sovrana sulla scena artistica.
VERA MOLNÁR / Lettre De Ma Mère
Quando si accostano le parole “arte e computer”, molti ancora oggi storcono il naso, ma in passato tale disagio era ancor più evidente. Tuttavia, nel corso dei decenni, c’è chi ha sempre creduto che il funzionamento freddo e calcolato di un computer potesse essere unito in qualche modo alla fantasia e all’imprevedibilità della creazione artistica. In questo affascinante viaggio paradossale emerge la figura straordinaria di una donna: Vera Molnar. Nel corso degli anni, la Molnar ha incarnato una forza innovativa e creativa davvero straordinaria, anticipando i tempi e contribuendo in modo significativo a ciò che avrebbe rivoluzionato l’arte nel futuro. La sua storia personale e il suo apporto con l’arte digitale moderna costituiscono una testimonianza vivente di come l’intricata fusione tra tecnologia e creatività possa dar vita a un’espressione artistica unica e straordinaria. Nata a Budapest nel 1924, Vera Molnar ha visto la luce in un’epoca in cui l’arte tradizionale regnava sovrana sulla scena artistica.
VERA MOLNÁR /
Proviamo ad immaginare un contesto in cui i quadri prevalentemente raffiguravano ritratti, paesaggi e qualche timido tentativo di astrattismo. Il suo percorso artistico si è delineato come un viaggio straordinario, un’odissea attraverso epoche e movimenti, caratterizzato dalla sua capacità di adattarsi e innovare con passione e determinazione. Molnar ha osato ciò che altri ritenevano impensabile o, al massimo, ridicolo. Dopo gli studi accademici in pittura e decorazione, Vera si è trasferita a Parigi negli anni ’40, dove è stata coinvolta nel movimento dell’arte concreta e astratta. La predisposizione di Vera alla sperimentazione l’ha portata a collaborare con artisti di spicco dell’epoca, come François Morellet e Josef Albers, aprendo la strada a una carriera artistica che avrebbe sfidato le convenzioni e abbracciato nuove possibilità. Le idee provenienti dal percorso costruttivista, come quelle di László Moholy- Nagy e Naum Gabo, hanno avuto un impatto significativo sull’approccio di Molnar all’arte, in particolare la loro enfasi sulla geometria e l’utilizzo di materiali industriali. Negli anni ’60 Molnar ha abbracciato l’idea di arte generativa come un mezzo espressivo senza precedenti. Il suo approccio pionieristico l’ha portata a diventare una delle prime artiste a lavorare con algoritmi e programmazione per creare opere d’arte uniche. Per chi non la conosce, l’arte generativa è il tipo di arte che rappresenta opere prodotte da un sistema autonomo in grado di determinarne le caratteristiche, che altrimenti richiederebbero decisioni prese direttamente dall’artista. In alcuni casi, l’artista può concepire che l’opera finita sia rappresentativa della sua idea artistica, in altri casi è il sistema autonomo ad assumere totalmente il ruolo di creatore adeguandosi a determinati parametri preimpostati deterministicamente o addirittura casuali. Le sue prime creazioni hanno sfidato le percezioni tradizionali dell’arte, portando l’attenzione sul processo creativo tanto quanto sul risultato finale. Vera Molnar ha infatti utilizzato algoritmi matematici per generare composizioni visive complesse, dimostrando come la tecnologia potesse essere un’estensione della mente creativa umana.
L’innovazione di Vera Molnar non si è limitata solo alle nuove tecnologie, ma ha anche influenzato il modo in cui gli artisti interagiscono con il pubblico e come le opere dialogano con la percezione di chi le osserva. Nel 1967, Molnar è stata l’unica donna tra i co-fondatori del GRAV (Groupe de Recherche d’Art Visuel) a Parigi, un collettivo che ha esplorato l’interattività nelle opere d’arte, coinvolgendo gli spettatori in un modo completamente nuovo. Nella visione degli artisti del GRAV, Horacio García Rossi, Francisco Sobrino, François Morellet, Julio Le Parc, Joël Stein e Vasarely, l’opera diveniva uno spettacolo in cui lo spettatore era il protagonista principale, in un dialogo invertito e dinamico che stravolgeva la tradizionale logica della fruizione artistica e ci regalava quella che in Italia Umberto Eco definiva “Opera Aperta”, ovvero un’opera d’arte che non è statica e immanente ma che cambia nello spazio e nel tempo, soprattutto in relazione alla percezione di chi la osserva. In un mondo che stava vivendo una grande crescita economica, gli uomini si lasciavano affascinare dagli sviluppi delle nuove tecnologie e i nuovi traguardi della scienza, l’arte percorreva nuove strade pionieristiche che la portavano a visioni più cinetiche ed optical, in Italia nello stesso periodo nascevano i celebri gruppi di sperimentazione aderenti a queste nuove prospettive, come il Gruppo T a Milano, il Gruppo N a Padova.
VERA MOLNÁR /Temi e variazioni 3
VERA MOLNÁR /Lettre à ma mère, 1990
L’autentica rivoluzione nella vita artistica di Vera inizia però negli anni ’60 quando ha accesso ai primi computer. Dopo aver insistito per diverso tempo con il direttore del Centro di Calcolo della Sorbonne a Parigi, riesce finalmente ad ottenere quei pochi minuti quotidiani di utilizzo del calcolatore che le permetteva di formare le sue prime opere generative e di mettere in atto le sue prime sperimentazioni digitali. Intravedendo il potenziale di questa nuova tecnologia, Molnar ha abbracciato il digitale come un mezzo espressivo senza precedenti. Stiamo parlando di un’epoca in cui i computer non erano minimamente simili ai personal computer odierni, erano invece dei dispositivi spesso molto grandi che venivano programmati a schede e non avevano neppure un monitor di controllo. In effetti la Molnar racconta con vivace nostalgia di quando per la prima volta si trovò di fronte al primo schermo di un computer e della sua reazione immediata che la portò a pensare: “questo era ciò che stavo aspettando”. Vera Molnár iniziò immediatamente a studiare e a programmare utilizzando i primi linguaggi di programmazione, Basic e Fortran. Per chi non li conoscesse, erano software estremamente primordiali e limitati rispetto ai linguaggi successivi che sarebbero emersi qualche anno dopo. Tuttavia, per Vera Molnár non era necessario interfacciarsi con algoritmi complessi; piuttosto, il suo obiettivo era mettere in pratica logiche generative semi-algoritmiche che potessero produrre opere d’arte caratterizzate da un grande rigore geometrico. Secondo l’artista, l’aspetto randomico (casuale) della creazione di tali opere veniva assorbito dall’interazione con la volontà dell’artista, che agiva come filtro nella selezione manuale di ciò che il calcolatore stava costruendo.
Questo approccio non solo sottolineava la capacità dell’artista di controllare e guidare il processo creativo, ma evidenziava anche la sinergia tra la tecnologia e la visione umana. Oggi, dopo circa 60/70 anni, Vera Molnar continua a essere un faro ispiratore per gli artisti digitali di tutto il mondo. La sua carriera straordinaria e la sua dedizione alla sperimentazione hanno gettato le basi per l’arte digitale contemporanea. La sua sperimentazione ha spaziato dal disegno e la pittura tradizionale alla stampa serigrafica, dalla fotografia alla creazione di opere algoritmiche complesse. La sua opera è stata esposta in numerose mostre internazionali, tra cui la Biennale di Venezia, guadagnando riconoscimento e ammirazione per la sua originalità e profondità concettuale. Tra gli sviluppi più recenti della sua produzione, le opere di Vera Molnar si sono confrontate anche con il mondo degli NFT, che di fatto sembra rappresentare la naturale prosecuzione del lungo viaggio dell’artista ungherese, e più in generale, dell’arte digitale generativa. Nel 2023 una collezione di NFT derivati da opere digitali dell’artista è stata venduta da Sotheby’s per un totale di 1,2 milioni di dollari, “Themes and Variations era un’espansione del protocollo generativo 2% d’ordre di Molnár che esplora il potere della griglia e la casualità del colore; Molnár ha ulteriormente sviluppato il sistema incorporando le lettere (N, F, T), scelte giocosamente per questa serie come riferimento allo strumento tecnologico degli NFT”, come affermato da Sotheby’s. Il suo contributo ha dimostrato che l’innovazione e la creatività non conoscono limiti e che l’integrazione della tecnologia nell’arte può aprire nuovi orizzonti di espressione artistica. Vera Molnar rimane un’icona intramontabile e un esempio di come la passione per l’arte può guidare una vita, trasformando il digitale in un medium senza confini. La sua eredità continuerà a ispirare e plasmare il futuro dell’arte digitale per le generazioni a venire.
VERA MOLNÁR / nel suo atelier. © Bertrand Hugues, per gentile
Articolo di Claudio Francesconi